Separazione: cosa si nasconde dietro la fine di una relazione? Dicembre 1, 2017 – Pubblicato in: Psicologia della vita quotidiana

La separazione è quasi sempre vissuta dai membri della coppia come un avvenimento traumatico, quasi un lutto. In che modo è possibile, quindi, aiutare una coppia a superare la fine di un amore? Analizziamolo insieme.

“Se fossi sicuro di dover condividere l’immortalità con certa gente, preferirei l’oblio in camere separate”. K. Kraus

È fuori di dubbio che la rottura di un legame affettivo porti ad un riassetto del mondo emotivo di entrambi i membri della coppia. A volte il legame poteva essere addirittura garanzia dell’equilibrio psichico di uno o entrambi i membri. La separazione fa saltare quella stabilità che deriva dal sentirsi nella dinamica del dare e ricevere affetto e aiuto, stabilità che proviene anche dal condividere spazi e tempi, amici e familiari. Può mettere in dubbio il valore individuale, far sentire rifiutati o falliti.

separazione2In psicoterapia la separazione viene vista come un lutto e si affronta come l’elaborazione del lutto. Bisogna lavorare affinché tutte le emozioni collegate alla perdita affettiva vengano trattate, rese consapevoli, collocate in un quadro di insieme che dia significato al vissuto e consenta poi di lasciarlo andare, di chiudere con il passato e guardare avanti. Spesso possono emergere veri e propri traumi che, anche in questo caso richiederanno una metodologia e tecniche dedicate alla elaborazione evolutiva del trauma.

L’intollerabilità della sofferenza può portare ad alzare delle difese inossidabili, in cui la ferita si trasforma in necessità di ferire, se stesso o l’altro. Solo se sappiamo unirci sappiamo anche separarci, ma è vero anche il contrario, solo se sappiamo separarci possiamo ri-unirci. Ma non è un “sapere” sul piano cognitivo.

È un sapere dell’anima, del mondo emotivo, del rapporto con se stessi. Ecco perché a volte la volontà di separarsi non è veramente bisogno di separarsi dall’altro, bensì bisogno di non incontrare più parti proprie con le quali si è in conflitto.

E non riuscendo a risolvere tale conflitto interiore si cerca un “oggetto” esterno da lasciare, con l’illusione di aver risolto scenari interni drammatici – consci o inconsci. Anche l’unione può portarsi dietro il desiderio di risolvere ciò che il sé ritiene incompiuto. La possibilità di stare e mantenere un legame o di non restare nel legame, non ha solo a che fare col sentimento d’amore. I sentimenti resistono se c’è crescita, tolleranza all’altro, equilibrio fra dipendenza/indipendenza e intimità/unione.

Attenzione però: i sentimenti si bruciano se non accompagnati dalla consapevolezza, anzi si possono trasformare nel loro opposto: il rancore, la rabbia, la disistima. Giungendo a volte a comportamenti distruttivi, che il mondo dei giudici e avvocati conosce benissimo.

Distruttivi al punto da portare a quella situazione che viene denominata PAS (Parental Alienation Sindrome ), sindrome da alienazione genitoriale. Non è una vera e propria patologia, ma un insieme di azioni realizzate da una coppia di individui che, forse, non ha più niente in comune, tranne l’intolleranza alla frustrazione e la non coscienza delle conseguenze delle loro azioni manipolatorie sui figli.

Nell’aiutare le coppie a gestire con successo la fine della loro relazione, è essenziale comprendere le dinamiche esistenti all’interno della famiglia, perché queste influenzano fortemente cosa succede nel processo di separazione e cosa succederà dopo. E’ fondamentale concettualizzare eventi che possono sembrare irrazionali e paradossali all’interno di un quadro che dà significato e senso a questi eventi.

Ma cosa vuol dire gestire con successo? Il dolore, la tristezza, la rabbia possono scomparire? Come si può indirizzare il vissuto conflittuale in modo tale che possa essere utile a entrambi i membri della coppia per stimolare la propria personale crescita e consentire il dialogo post-separazione?

Come giustamente hanno affermato due autori Ahrons e Rodgers (1987):

“I matrimoni possono essere interrotti, le famiglie, specialmente quelle in cui ci sono bambini, continuano dopo l’interruzione coniugale … Lo fanno concentrandosi sui due genitori ex coniugi che si trovano in nuclei familiari separati, due nuclei a cui si devono riferire sia bambini che genitori, così come altri.”

Il dialogo allora si rende necessario soprattutto quando ci sono di mezzo dei figli che d’ora in poi si confronteranno con una sorta di “famiglia binucleare”.